Elio Colleoni
PASTICCERIA, POI VIAGGIO NELLA FORESTA
A pomeriggio inoltrato uscii da scuola. Avevo detto alla preside che sarei andato a trovare mia mamma e che lei mi avrebbe ospitato per la notte a casa sua.
In realtà, da che ho memoria, mia madre non ha mai avuto una casa. In qualche modo, potremmo dire che è una senza fissa dimora: quando viaggia per le sue esplorazioni, si fa ospitare da amici, qualche volta si è pagata un albergo, ma non ha mai avuto problemi a dormire in tenda o all'addiaccio. Io non ho mai capito questa sua volontà, ma lei si è sempre sentita "rinchiusa" tra le mura domestiche. Un po' penso sia così, ma penso che, più che altro, non ricordi più come si fa a sentirsi veramente al sicuro in un posto che si considera proprio.
Arrivai al posto concordato, un'anonima pasticceria di Rebibbia, in metro, fortunatamente senza grandi impedimenti (a Roma non si sa mai). Mi presi un cannolo mi fece rivalutare l'intero locale tanto era buono, mi sedetti in un angolo e aspettai che lei arrivasse. Ovviamente, era in ritardo di una mezz'ora buona. Fissai nervosamente il sole che calava lentamente. Aveva deciso di farsi viva proprio il giorno di luna piena, probabilmente senza nemmeno rendersene conto. A ben pensarci, non dovevo essere sorpreso: avevo conosciuto mia mamma all'età di quattro anni e da quel momento era sparita e ricomparsa dopo mesi, qualche volta rubandomi alla custodia di mio padre senza chiedergli il permesso. Come ho già spiegato, non aveva una casa, non rispondeva mai al telefono e sbagliava sempre il giorno del mio compleanno.
Però era consapevole dei suoi limiti e si scusava sempre. Inoltre mi aveva insegnato un sacco di cose: il rispetto per chiunque avessi davanti, l'autoanalisi, l'ironia e le basi di sopravvivenza in quasi qualsiasi ambiente.
Non appena arrivò, la osservai per bene. Erano un paio d'anni che non la vedevo, eppure non era cambiata molto: i suoi capelli biondi erano ormai diventati bianchi, ormai molte rughe le solcavano il viso, ma l'espressione era sempre quella di una donna forte, allegra e piena di fascino, anche se un po' trascurata. E poi non l'avevo mai vista vestita normale, ma sempre in tenute supertecniche (pantaloni da trekking, scarponi, magliette termiche e via dicendo).
- Eliii! - mi salutò, abbracciandomi affettuosamente. Io ricambiai un po' rigido. Ero ancora abbastanza incazzato.
- Ciao mamma - le risposi, staccandomi e sedendomi per finire il mio cannolo. Lei mi guardò con una smorfia simpatica.
- Sì, lo so, lo so. Però dai, non ci vediamo da un sacco...-
- Ho capito, va bene e quello che vuoi, ma ti pare il caso di evitare di dirmi per tipo dieci e passa anni che sono un lupo mannaro? - dissi le ultime parole sibilando.
Lei fece finta di niente, andandosi a prendere mezza dozzina di paste. Non la sopportavo quando faceva così. Tornata, assunse un'espressione rassegnata.
- Aspettavo il momento giusto, ma tu sei cresciuto e hai avuto la tua vita. Sapevo che l'incantesimo di sigillo non poteva durare per sempre, ma per un po' ci ho sperato, dato che mi sembravi così contento, soprattutto adesso che stai alla Splendente. Mi rendo conto che fosse un pensiero sciocco - disse a bassa voce.
Grugnii irritato. C'erano tantissime cose che le avrei voluto dire, anche pesanti, ma non avevo tempo. Con lei, non c'era quasi mai tempo. Feci un respiro profondo e le chiesi di spiegarmi tutto. E stavolta senza dimenticarsi niente. Lei annuì e cominciò.
- Sai, il tuo prozio ti ha sempre considerato una sorta di figlioccio che non ha mai avuto. Tu d'altra parte lo adoravi e gli avevi detto chiaramente che un giorno avresti desiderato vivere le sue avventure. - Beh, l'aveva inteso in senso letterale evidentemente - E così ha pensato di passarti quello che lui, negli anni, aveva cominciato a considerare un dono. Non credo che tu ricordi la sera in cui successe, perché ti cancellammo la memoria - In realtà il latte di unicorno aveva fatto emergere tutto, ma non la interruppi - Lui ti addormentò e poi fece un incantesimo per confonderti, infine ti portò dal suo "branco". Sono persone che lui ha conosciuto nel corso dei suoi vagabondaggi in giro per l'Europa. Di fatto ognuno vive per un po' per conto proprio, ma si riuniscono periodicamente. Insomma, alla fine quello che fecero su di te era una specie di rituale -
Quella parte mi interessava particolarmente.
- Ci sono diversi modi per diventare lupi mannari: il primo è essere morsi. È molto traumatico e pericoloso, molti muoiono nel processo. Il secondo è una specie di sortilegio, utilizzando la pelle di un lupo cacciato appositamente. Sostanzialmente è un patto che si fa con lo spirito del lupo, che rivive parzialmente dentro di te. Di fatto, cambia molto poco nei risultati.
Ad ogni modo, quando mi resi conto che sia tu che lo zio Gianni eravate spariti, ti cercai in tutti i modi, trovandoti solo quando era troppo tardi. Mi disperai, ma ormai il danno era fatto. Qualcosa però si poteva ancora fare: si poteva scendere a patti con la bestia che tuo zio ti aveva impiantato. Non ero sicura che si potesse fare, ma la richiamai con un incantesimo e le chiesi di poter ritardare, almeno per un po', le tue trasformazioni. Le dissi che le cose sarebbero cambiate, col tempo, che il mondo avrebbe accettato anche le persone come voi. Le chiesi di portare pazienza. Lo spirito di quell'animale era in grado di comprendermi, ora che era dentro di te, e così accettò, ma solo per qualche anno. Ancora non so come tu abbia fatto a resistere così tanto, si dev'essere arrabbiata parecchio quando è uscita -
- Io? - sbottai. - Ma se non sapevo nemmeno che cosa era successo! Come avrei potuto avere controllo della cosa?! -
Mia madre scosse la testa.
- Non lo so, Elio, sono così confusa... Comunque ci sono delle cose che devo dirti. Il prozio Gianni è venuto a trovarmi, qualche settimana fa. Mi ha detto che ti aveva visto, ma che non era riuscito a dirti quello che voleva - Ripensai al mio trip e mi grattai la guancia, facendo lo gnorri.
- Prima di tutto, ha detto che tu puoi essere in grado di controllare chi sei, anche quando non c'è la luna piena. In realtà, non so bene che cosa intendesse, sai come si spiega lui.
E poi ha detto di contattare il suo branco. Non mi ha dato indicazioni, ma sa che riuscirai a trovarli -
Quella lunga spiegazione mi aveva letteralmente sfinito. Tra l'altro, era tardi, mi sarei dovuto allontanare in fretta, prima che sorgesse la luna. Eppure, soprattutto quelle ultime parole di mia madre, che in realtà erano di mio zio Gianni, mi avevano veramente confuso. Come avrei potuto controllare quello che diventavo in quelle notti? Ma poi, chi c***o li voleva conoscere quelli lì?
Mia madre, vedendomi scosso, si alzò per andare a pagare. Non feci a tempo a protestare che lei mi disse:
- Non fare storie. Ti accompagno, immagino che vorrai andare in un posto lontano da sguardi indiscreti, giusto? - Alla mia occhiata furente, lei ribattè:
- So benissimo rendermi invisibile, quando voglio. E almeno avrai una mano quando ti risveglierai -
Qualche ora dopo, nella foresta dei troll
La bestia
Finalmente. Mi sei mancata, vita.