Ylla
Era questa la mia vita? A questo ero ormai condannata?...
22febbraio 2022. Era passato del tempo,molto tempo dacchè la mia voce era rimasta chiuso in barattolo di conserve. “Zitta Ylla,stai zitta!” questo mi ripetevo per quieto vivere, come se una sola mia parola potesse sovvertire l’ordine delle cose. Non era cosi, naturalmente ma le storture le vedevo anche io, anche se ero una piccola cosa tra tante eccellenze. Infondo la genialità non era la mia peculiarità ma ci mettevo l’anima in ogni cosa che facevo. Un tempo ,in barba ad ogni convenzione non avevo mai avuto paura di espormi, sbagliando e facendo del giusto, non sempre nell’ordine esatto, ma tanto ero semplicemente Ylla, ma guardandomi allo specchio mi piacevo. Ora no, ingoiavo seppur a malincuore ogni atteggiamento ,ogni frase, ogni pensiero che non sentivo appartenermi, senza agire piu’ di tanto ,senza esprimermi fino in fondo, per il bene comune del quale ironia della sorte, non ero che solo una pedina. L’avevo voluto io, mi ero punita da sola, di questo non davo colpe a nessuno. Ma ormai tutto cominciava ad andarmi stretto. Avevo voglia di rivendicare il mio stato di esistenza, se c’ero qualcosa potevo ancora dire, che mi si ascoltasse oppure no, che mi si vedesse oppure no. Che contassi qualcosa oppure no.
La pioggia battente e il vento sferzante di quel giorno,(colpa di un anomalia atmosferica che stava flaggelando metà Europa) era la rappresentazione più appropriata della tempesta silenziosa che aleggiava in me. Nella scuola ,erano tutti impegnati a far lezione, fuori ,nel prato vi era solo silenzio accompagnato da raffiche di vento e pioggia battente, fu semplice guardarmi attorno e infilare la porta d’uscita. Respirai l’aria drammatica di quel di’. La respirai affondo e in un moto liberatorio, corsi a perdifiato fino al punto piu’ remoto del parco, la’ dove pensavo di essere al sicuro e urlai. Urlai piu’ e piu’ volte il mio nome, girandomi su me me stessa piu’ e piu’ volte, fino quasi a perdere i sensi e infine come atto liberatorio mi distesi sul prato bagnato, assaporando sul mio viso ogni singola goccia di quella tormenta che agitava anche il mio animo. Chiusi gli occhi e rimasi li’ sdraiata , incurante di un qualunque accidenti che ne sarebbe venuto fuori. Quella ero io, pazza, scellerata eppure mai cosi lucida.