Kokoro Taira
SALA DELLA FESTA
Capisco l'esatto momento in cui l'incantesimo di Nikels raggiunge il prof, perché Colleoni si gira nella nostra direzione e sul suo viso mi sembra di scorgere lo shock... O forse è solo quello che penso accadrà, perché non si riesce a vedere molto per via dell'oscurità della sala.
Il prof. saluta me, Nokels e la folla, concentrata sotto il palco, sollevando il pugno e facendo il gesto delle corna; finito il suo momento di massima gloria, finisce anche la frenesia causata dalla sua canzone.
Improvvisamente, sono consapevole di essere ancora sulle spalle di Nikels.
"Perché mai avevo deciso di non scendere, una volta lanciato l'incantesimo?" penso, con un certo imbarazzo.
Arrosisco, assumendo lo stesso colore di un pomodoro maturo.
- Ehi, direi che puoi mettermi giù adesso - dico a Nikels, abbassandomi verso il suo capo per farmi sentire: infatti, era appena partita un'altra canzone e non ero sicura che potesse udire la mia voce.
Una volta di nuovo coi piedi per terra (per fortuna: le volpi non sono fatte per stare in aria, mica siamo uccelli), cercai di vincere l'imbarazzo e godermi il pezzo.
Nel frattempo, ripresi a parlare nell'orecchio di Nikels, commentando la buona riuscita del nostro malefico piano.
- Non potevamo fare lavoro migliore... Proprio per questo dovremo aspettarci una qualche vendetta dal prof. - dissi, ma sorridendo: ne era valsa assolutamente la pena.
Eravamo ancora presi dal nostro discorso, quando iniziò la canzone successiva; improvvisamente, non ero più nella sala della festa e non c'era più Nikels al mio fianco.
"Cosa diamine?" penso, iniziando a guardami intorno.
Vengo distratta dalla mia esplorazione da un gracidio e qualcosa mi dice che devo seguire quel suono; mi inoltro nella foresta, respirandone i profumi, mentre con le mani sfioro i tronchi degli alberi secolari ricoperti di muschio.
Seguendo il gracidio, arrivo ad una radura al cui centro sorge uno grande stagno; tutt'intorno alle sue rive, se ne sta un numero imprecisato di rane, ma la mia attenzione è istantaneamente calamitata da quella gigante dentro lo stagno.
- Quindi, sei tu: in effetti le assomigli, tranne che per il colore di cappelli - mi dice, con sguardo nostalgico (una rana può avere uno sguardo nostalgico? A quanto pare sì)
- Chi sei? - le chiedo di rimando, osservandola con attenzione.
- Sono il famiglio della tua antenata, Takiyasha-hime. Il mio nome è Kaeru no Joō* e il tuo, on'nanoko*?
- Sono Kokoro, Joō-sama* - risposi subito, facendo un inchino molto reverente.
- Kokoro - pronunciò, quasi assaporando le sillabe - un nome appropriato. Cosa desideri da me, Kokoro-chan? -
- In realtà, non so perché sono qui... Anche se da bambina, quando papà mi raccontava la storia della nostra antenata, sognavo di poter anch'io evocare una rana gigante. È da quella storia che deriva il mio amore per la tua specie - dissi, un po' imbarazzata e un po' in soggezione.
- Un giorno riuscirai a reralizzare il tuo desiderio, ma non è questo il giorno.
Tuttavia ti faccio una promessa: se avrai bisogno di aiuto, le mie sorelle verranno in tuo soccorso... Almeno finché non sarai abbastanza potente da evocarmi.
Spero di rivederti presto, on'nanoko - disse, mentre già la sua immagine iniziava a sparire.
Mi sembrò come di svegliarmi da una sorta di trance, tanto che sbarrai gli occhi rimasti aperti per tutto il tempo: ero di nuovo nella sala della festa.
*Kaeru no Joō = Regina delle rane
*Joō = Regina
*on'nanoko = bambina