Elio Colleoni
FUORI DALLA SCUOLA, poi BIBLIOTECA
Il pub che aveva scelto la Merkel era proprio quello che ci voleva dopo l'ultima giornata di lavoro prima delle vacanze: piccolo e tranquillo, con i tavoli in legno e una selezione di birre artigianali invidiabile. Io presi una stout, scura e tostata, Mic una trappista, mentre la Merkel una IPA. Condorcet, che da dopo l'operazione era diventato astemio, sotto lo sguardo attonito del barista ordinò un tè nero. Tutti poi ordinammo un bel tagliere per aperitivo.
- Comunque ha ragione la Merkel, hai veramente un aspetto orribile bro, dormito male? - esordì Mic.
La prima sorsata di birra mi andò di traverso, facendomi tossire. Tutti si voltarono verso di me, accigliati. Quando ebbi ripreso fiato, cercai di fare il vago:
- È solo perché ho visto la tua brutta faccia -
Schivai la mano di Mic che cercava di darmi una pacca in testa.
- Dai Elio, veramente. Mica vorrai attaccarci qualcosa? - chiese la Merkel, scherzosa. Condorcet mi fissava, giocherellando con la bustina del tè, ma non disse niente.
Mic e la Miri insistettero per un po', finché non dissi:
- Raga non è niente, mi avete solo beccato stanco perché faccio tardi a correggere i compiti. Piuttosto, cosa fate per Capodanno quindi? -
Mic mi guardò un po' deluso, ma la Merkel colse l'occasione al volo per introdurre l'argomento.
- Lo so che fa ridere, ma volevamo fare un concertino improvvisato in piazza San Babila. Abbiamo già i permessi del Comune di Milano. Però se non ci sei tu non è divertente... Quindi potremmo venire a scuola, che ne dici? Ti possiamo fare compagnia! -
Ripensai all'esperienza della festa di inizio anno.
- Per me si potrebbe fare, ma non so se la preside accetterà, ci avete parlato? In fondo siete già venuti a settembre... -
La Merkel annuì con tranquillità.
- Le ho già mandato una richiesta scritta con uno degli uccellini di Mic, quindi sembra bendisposta, ma vuole una scaletta dei brani prima. Noi non pensavamo a niente di ché, magari qualche pezzo natalizio molto soft, più per fare atmosfera, e magari qualche ballad... Non un concerto vero e proprio. Poi quando ci stufiamo, metto su qualche cavolata in cassa e poi possiamo stare per i fatti nostri. Non vedo l'ora di vedere la vostra scuola, dev'essere troppo una figata! -
Come al solito, aveva già pensato a tutto. Alzai le spalle con sufficienza e replicai:
- Per me ok, però sappiate che dovrò sempre tenere un occhio sugli studenti -
- Ma sì, ci piaci anche strabico, Nox - disse lei ridendo.
Dopo un paio d'ore, si era ormai fatto buio. La Merkel aveva delle commissioni da sbrigare, perciò ci salutammo all'uscita del pub. La Merkel mi si appese al collo, dandomi un bacio sulla guancia.
- Elio, io quest'estate ti voglio operativo, d'accordo? Ora che sei tornato, se riusciamo potremmo cominciare a lavorare sul nuovo album -
Sorrisi e la strinsi forte: la Merkel usava i condizionali solo per addolcire la pillola, quindi quell'estate DI SICURO avremmo cominciato a lavorare al nuovo album.
Poi fu il turno di Condorcet, che mi diede una pacca sulla spalla, lanciandomi un'occhiata penetrante:
- Si vede che qualcosa ti preoccupa. Quando ti senti pronto, parlacene -
Un leggero brivido mi percorse la schiena. Talvolta Al sapeva sondare veramente le persone con uno sguardo. Ricambiai la pacca sulla spalla, mormorando un "Grazie, Al, scusa". Lui annuì e si fece da parte.
Mic fu l'ultimo. Mi strinse molto a lungo per i miei (ma forse non per i suoi) standard, praticamente stritolandomi.
- Buon Natale, zio - mi disse, cogliendo l'occasione per rimettermi le corna che avevo tolto appena prima di entrare nel pub, tra i miei mugugni incomprensibili. Quando ci districammo, diedi una pacca sulla spalla anche a lui e feci per salutare tutti, ma fui interrotto da lui, che si portò vicino a me.
- Lo sai che puoi sempre contare su di me, vero? Se qualcosa non va me lo devi dire, ok? Non sparire come l'altra volta -
Avevo il sospetto che avesse gli occhi lucidi e sentii un peso depositarmisi sul petto.
- Lo so, Mic, vai tra' - gli dissi semplicemente e lui mi parve soddisfatto.
Dopo un cenno di saluto, ci avviammo in direzioni opposte.
Rientrai a scuola con ancora quella sensazione di oppressione, anche dovuta al fatto che avevo ancora le corna addosso e nemmeno mi ero accorto. Mancavano due giorni al mio terzo plenilunio e ancora non riuscivo a trovare una soluzione. In realtà, e lo sapevo benissimo, la soluzione non c'era e proprio per questo nelle ultime settimane avevo cercato di pensarci il meno possibile. Forse l'unica era veramente accettare la mia situazione e mettermi in contatto con il branco di mio zio Gianni...
Senza pensarci, i miei passi si diressero verso la biblioteca. Alla fine, dopo quel pomeriggio passato a immergermi nelle letture sui lupi mannari, non avevo più cercato informazioni, ma facevo male: non ero certo in possesso di tutto lo scibile umano sulla materia licantropia, magari qualcosa avrei trovato (anche se lo ritenevo poco probabile).
Avanzai in biblioteca e notai che, al tavolo del bibliotecario, non c'era nessuno.
"Strano".
Facendo spallucce, mi diressi verso la sezione dedicata alle creature magiche ferali e scelsi i libri che mi interessavano. Scelsi una poltrona in un angolo appartato e sprofondai nella lettura, cercando di non badare al vociare dall'altro capo della sala.