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Forum- My Fashion girl.it, gioco di moda! Gioco di ragazze e per ragazze!

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#101 Il 31-10-2021 a 00h33

Prezzemolina
Clio79
Quello di cui ho bisogno per sopravvivere è il dente di leone che fiorisce a primavera.
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Kokoro Taira
INFERMERIA


"Perché non riesco a sollevare le palpebre?" mi chiedo stancamente, la testa pesante.

Provo a far mente locale e capire dove io sia e cosa stia succedendo, ma i miei ricordi sono confusi, frammentati e faccio fatica a trovar loro un senso; poi, qualcosa sembra scattare nei meccanisimi del mio cervello e i fatti della mattina mi scorrono veloci sotto le palbre chiuse, come le chiazze di colore che si vedono strofinando gli occhi troppo forte.

- Mmm.. - gemo, provando a muovermi e (ancora) a sollevare le palpebre.

- Io rimarrei buona e tranquilla, se fossi in te: sono già a corto della mia dose limitata di pazienza. - sussurra una voce molto vicina, mentre una mano viene poggiata sulla mia spalla per non permettermi di alzarmi.

"Dottoressa Angeloni?" penso, ma non riesco a dar voce a questa domanda.

- Il tuo amico è un tipo insistente, sai? Non ne ha voluto sapere di lasciare l'infermiera e continuava a farmi domande su domande, mentre ti visitavo.
Che impertinente: si è proprio meritato il Fai la nanna che gli ho lanciato a tradimento.
Senti che pace? Ecco, quindi non rovinarla e dormi ancora un po', che è da poco passata l'ora di pranzo e tu, signorina, hai bisogno di riposo assoluto almeno fino a sta sera. - continua velocemente, senza darmi davvero il tempo di assimilare le sue parole.

Stordita, riesco giusto ad emettere un mugugno sconnesso.

- Ecco, brava: sapevo avresti capito.
Sogni d'oro, cara - sento, prima di cadere di nuovo preda dell'incoscienza.

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#102 Il 31-10-2021 a 13h53

Fusion
Nietzsche
Aizawa è tornato Kaneda per colpa del forum. Comunque non sopporta tutto questo rosa
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Elio Colleoni
BIBLIOTECA


Giungo in biblioteca con il ragù ancora sullo stomaco. Probabilmente non c'è nulla di cui preoccuparsi, ma devo essere sicuro per mettermi l'anima in pace. Tra l'altro mi fanno di nuovo male i muscoli e sono accaldato, probabilmente ho di nuovo la febbre, ma cerco di ignorare la sensazione di dovermi infilare sotto le coperte.
Il bibliotecario mi squadra perplesso. Cercavo proprio lui. Lo guardo con occhi stralunati e gli chiedo:
- Mi sapresti indicare la sezione dedicata alla licantropia? -
I suoi occhi scintillano e comincia a raccontarmi la rava e la fava della storia dei libri nella biblioteca dedicati ai lupi mannari.
- Perché ti interessa? Ti serve qualcosa di specifico? - mi fa.
Sarebbe troppo sospetto fare delle domande precise, anche se risparmierei un sacco di tempo, quindi rimango sul vago:
- Alcuni studenti mi hanno chiesto di fare una lezione a riguardo -
Il bibliotecario annuisce, sparisce per qualche attimo e ritorna con una decina di volumi. Alla mia occhiata sconfortata, si mette a ridere.
- Puoi sempre usare Tutto al pettine e fuori... più il termine che ti serve - cerca di consolarmi.
- Lo so, ma comunque mi sembra un po' di roba... -
- Se la lezione non è domani, allora non c'è nessuna fretta - replica, alzando le spalle.
In realtà non ne sarei così sicuro: non ho idea di quando sia la luna piena.

Passo il pomeriggio e la sera chino sui libri, cercando di farmi un'idea.
Il tono con cui i maghi parlano delle caratteristiche delle persone affette da licantropia passa dal terrore puro ("bestie terrificanti che solo in pochi hanno visto senza morire") al disprezzo più completo ("al pari dei vampiri, la disgustosa minaccia proveniente da questi esseri rende necessario e inevitabile il loro sterminio"). Nei libri più recenti, si aggiunge un'ipocrita sfumatura pietosa e razzista, ("pur non essendo più esseri umani dotati di intelletto e razionalità, nella maggior parte dei casi la loro esistenza è frutto di una tragica fatalità, pertanto vanno portati in apposite strutture che li possano aiutare a sedare i loro istinti" - cioè in carcere? Bello). Non mi meraviglio che lo zio Gianni si sia allontanato da una società che ha descritto i suoi simili così.
Le testimonianze dei licantropi catturati e visitati sono tutte deprimenti: tutti soffrono di disturbi mentali a causa dei traumi per gli omicidi involontari che hanno compiuto e per l'incapacità di controllare i propri impulsi. Un brivido mi percorre la schiena. E sì che lo zio non mi è mai sembrato così... A parte qualche problema a gestire la rabbia, si è sempre comportato in modo normale, eccezion fatta per le sue storie strampalate. Che fosse una rara eccezione?
Infine, arrivo alla parte che più m'interessa: i sintomi.
"Nei giorni che precedono il plenilunio, negli individui affetti da licantropia compaiono i seguenti sintomi: febbre, stanchezza, tensione muscolare, mal di testa, fame incontrollata, manifestazioni di forza eccessive, irsutismo, malessere generalizzato". I libri non accennano a nessun tipo di cura, anche se si stanno facendo delle ricerche.
Comincio a sudare freddo, ma ho ancora troppe domande.
"Devo assolutamente richiamare il fantasma dello zio G..."
D'improvviso, sento un rimbombo profondissimo.
Le pareti cominciano a tremare, come se ci fosse un terremoto.
Mi paralizzo dall'orrore.
Ho già sentito questo suono in passato.
Sono... tamburi. Tamburi e corni da guerra.
Tamburi dei troll.
Vorrei muovermi, gridare al bibliotecario delle indicazioni per proteggersi, correre fuori per capire che cosa sta succedendo e difendere i miei studenti, ma non posso. Il suono di quei tamburi ha la caratteristica di gelare il sangue nelle vene.
Che ci fanno dei troll qui? Perché usano dei tamburi da guerra? Vuol dire che sono riusciti a distruggere la barriera magica?
Non posso fare a meno che stare fermo e farmi assalire da queste domande.
Rimango così per qualche minuto. Ad un certo punto, sento un grido e una voce gutturale in trollese dire:
- PRENDETE IL RAGAZZO -
Mer*a. Devo calmarmi.
Calmarmi e concentrarmi per uscire da questa follia.
- Resisti - sussurro a denti stretti. L'incantesimo mi aiuta a rilassarmi e la paralisi, molto lentamente, comincia a svanire. Non abbastanza in fretta però.

Immaginatevi una cosa tipo questa

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#103 Il 31-10-2021 a 15h07

Che classe
albanera
La mia forza è la mia assolutà fragiltà...
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Ylla
Cucina


Alcune volte mi domandavo se l’essermi nascosta in queste mura mi avrebbe aiutato a mettermi nelle condizioni di dimenticare e sfuggire ai miei nemici. Vero è che loro mi credevano ormai passata a miglior vita, all’inferno per intenderci. Questo non era vero, ero piu’ che viva ma reclusa, mi ero ingabbiata da sola, ma questo posto era l’unico che mi permetteva di respirare come tutti…la cucina mi andava stretta, per carità amavo il mio lavoro, questo, ma delle volte avevo un non so chè di rimpianto per quello che era stato e che non sarebbe piu’ accaduto…qui non accadeva mai nulla, questo era cio che pensavo. Ogni tanto qualcuno dava fuoco alla sua stanza, tentando un qualche esperimento, altri venivano trasformati in qualche animaletto, altri ancora sparivano…normale amministrazione per una scuola di questo genere ma poi tornava tutto alla normalità. Cosi come ora, io alle prese con le mie pentole da lavare, erano tante dopo la visita del mio chef traslucido. La finestra sopra il lavabo prestava lo sguardo verso un verde e rigoglioso prato, era rassicurante e pacifico rivolgere lo sguardo al di fuori di quella finestra e i miei nervi sempre sollecitati per abitudine si calmavano all’istante. Fu proprio in quel momento che un forte suono tanto da procurare un leggera sordità momentanea si propago’ su tutta la scuola e nei dintorni. Non capivo chi e cosa avesse procurato tanto rumore e il forte scuotimento quasi che la terra tremasse sotto di noi. Il bicchiere sotto il rubinetto dell’acqua corrente, tra le mie mani si sgretolo’ senza che io potessi controllarlo. “non va bene, non è opera di uno studente alle prese con una pozione sbagliata” Fu l’ultima cosa che riusci’ a farfugliare la mia mente mentre il terrore si propagava in ogni parte del mio corpo . Rimasi pietrificata con la testa rivolta verso il basso del lavabo. L’acqua aveva assunto un color rosso vermiglio.

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#104 Il 31-10-2021 a 17h51

Moderatore
Artemis97
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Nikolas Axel Fox-Lombardi

INFERMERIA



La dottoressa Angeloni inizia a visitare Koko e io inizio a riempirla di domande. Vivo in uno stato d'ansia costante e la preoccupazione aumenta soltanto quando si parla di persone a cui voglio bene. Come quella volta che Oscar si è rotto un braccio cadendo da un albero dieci anni fa. Beh, in quel frangente avevo solo sette anni e la mia unica reazione è stata piangere come un disperato e chiamare la mamma urlando, ma il concetto è lo stesso.
Insomma, la dottoressa non smette di visitare Koko e io non smetto di farle domande, senza mai lasciarle la mano. L'unica differenza è che adesso sono seduto, almeno da stare più comodo. Tanto non uscirò da questa stanza fino a che Koko non si sveglia. Ovviamente la Angeloni non è molto contenta di questa mia scelta di farle il terzo grado sulle condizioni della mia migliore amica e cerca di zittirmi più volte, rispondendo alle mie domande in modo un po' scorbutico e sbrigativo. Fino a che non la sento borbottare qualcosa e mi accorgo che in realtà sono piuttosto stanco. Ma devo restare sveglio per controllare Koko, quindi non mi addormenterò.

Mi sveglio con il rumore assordante di tamburi nelle orecchie e spalanco gli occhi. "What in the ever loving f*ck" riesco solo a pensare, ma non a pronunciare. Di solito non impreco mai come un Normale, ma quando mi capita, sicuramente lo faccio in inglese: sembro mio padre. Mi sembra quasi di sentirlo lanciare una delle sue colorite esclamazioni, come quella volta che mamma ha lanciato un bel True colors sulle gemelle. -What the flying f*uck Soraya, perché diamine le nostre figlie sono viola?- si è sentito gridare per tutta la casa. -Perché vogliono la cioccolata che ho nascosto- è stata la risposta lapidaria di mamma.

Comunque, sbarro gli occhi ma non riesco a parlare. Sono piegato sul letto a braccia conserte, la mano destra sempre aggrappata a quella di Koko, la guancia destra appoggiata sulle braccia, il volto rivolto verso la mia migliore amica. Cerco di alzare la testa, ma sembra essere troppo pesante anche solo per pensare di farlo. Capisco che sono passate diverse ore perché si è fatto buio e la luce che illumina la stanza è debole e artificiale. Sento il cuore battermi all'impazzata nel petto, ma non è più causato dal risveglio improvviso, bensì da una paura ingiustificata che mi blocca anche i pensieri. So riconoscere un attacco di panico e questo ne ha tutti i sintomi, ma un'origine diversa. Cerco di mettere insieme i pensieri, di ragionare lucidamente. Di parlare. Lanciare un incantesimo, ecco. Calmarmi con la magia. Funziona sempre. Sono bravo con gli incantesimi di illusione, ce la posso fare. Beh, non abbastanza bravo da lanciarli senza muovere le labbra, però. Provo a prendere un respiro profondo che in realtà risulta un po' tremante e cerco di aprire la bocca. -Resisti- sussurro, col poco fiato che ho accumulato nei polmoni. La tensione si allenta un po', ma non abbastanza da farmi smettere di battere il cuore, né da farmi riuscire a muovere. Aspetto diversi minuti e l'unico effetto che ottengo è quello di riuscire ad aprire la bocca e a respirare normalmente. Per il resto, ancora nulla. Prendo un respiro profondo (questa volta davvero) e, con maggiore chiarezza, dico di nuovo -Resisti-.


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#105 Il 01-11-2021 a 11h53

Moderatore
Calliope98
"L'eleganza è la sola bellezza che non sfiorisce mai"
Luogo: Roma
Messaggi: 12 415

Jasmine Alfieri

BIBLIOTECA


Dopo la lezione di Colleoni non ero riuscita a raggiungere Isabella, era stata sommersa dalla marea di studenti che si spostavano tra i corridoi, mi era sembrata alquanto scossa, ma non per la botta più per qualcos’altro e volevo parlarle, ma tra una lezione e l’altra non ci ero riuscita.

Dopo pranzo ero andata in biblioteca a studiare per il mio incantesimo, ma non avevo smesso di pensare ad Isabella

“Stasera in camera devo assolutamente chiederle cosa è successo oggi”

Mentre ero persa tra i miei studi e i miei pensieri tutto iniziò a tremare e un frastuono simile ad un cielo in tempesta iniziò a rimbombare tra gli scaffali e i corridoi della biblioteca.
Iniziai a sentirmi strana, il terrore iniziò a scorrermi lungo la schiena e nelle vene, mi sentivo completamente paralizzata. Il mio respiro era affannoso e i miei muscoli rigidi, ero come bloccata, con la schiena ritta e le braccia sul tavolo, chiusi gli occhi e cercai di calmarmi con l’aiuto di un incantesimo, era la prima volta che avevo un attacco di panico, che fosse dovuto a quel frastuono e quel tremore?


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#106 Il 01-11-2021 a 13h12

Chiacchierona
Verinise
Rainbow Flower! *-*
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Adriel Morgan

CORRIDOIO poi PRATO

Dopo quella figuraccia che avevo fatto con Nikolas corsi via andando poi a lezione. Ero stato proprio un imbecille e alla fine non avevo nemmeno aspettato ad una risposta. Il perché lo avevo chiesto a Nikolas invece che a Kokoro? Perché in qualche modo volevo come avere il permesso del suo migliore amico. In realtà avevo ancora la netta sensazione che quei due non fossero solo amici. Magari ancora non lo sapevano e non si rendevano conto dei loro veri sentimenti però... Insomma da una parte era una partita persa in partenza con Kokoro. Non avrei mai potuto essere importante quanto Nikolas per lei o di più. E io non volevo di certo intromettermi o separarli. Quindi forse alla fine era meglio lasciare stare. Ah, vabbè non importava.
Dopo le lezioni pranzai e poi passai il resto del pomeriggio in camera mia a studiare.
"Basta, non ce la faccio più."
Era ormai sera quando chiusi pesantemente i libri. Mi stiracchiai sulla sedia e mi alzai. Avevo bisogno di sgranchirmi un po' le gambe e di prendere un po' d'aria perciò decisi di andare in giardino. Una volta giunto respira i a fondo l'aria della sera. Tutto sembrava così tranquillo e pacifico. Sorrisi pensando a chi sarebbe stato il prossimo fantasma che sarebbe venuto a farmi visita. Dovevo farci l'abitudine. Non erano poi così tremendi dopotutto. Il silenzio che circondava il parco fu interrotto da un suono assordante. Mi paralizzai all'istante sentendo la terra tremare sotto i miei piedi e un'ansia che mai avrei pensato di provare. Il cuore cominciò a battermi talmente velocemente che sembrava volermi uscire dal petto. Sentii altri versi sconosciuti e senza rendermene conto svenni.

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#107 Il 01-11-2021 a 23h02

Fusion
Nietzsche
Aizawa è tornato Kaneda per colpa del forum. Comunque non sopporta tutto questo rosa
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Elio Colleoni
BIBLIOTECA, poi PRATO


Comincio a camminare, lentamente, verso l'uscita della biblioteca. Mi sento gli arti legnosi, il cuore che batte fortissimo, seguendo il ritmo di quei maledetti e assordanti tamburi.
Ripeto di nuovo:
- Resisti - e in qualche modo il mio corpo ci prova, facendomi accelerare il passo. Sudando come se stessi correndo a perdifiato, scendo lentamente le scale, dove vedo alcuni studenti completamente paralizzati: solo i loro occhi si muovono in una muta richiesta di aiuto.
- Tenete... duro! - ringhio, mentre cerco di nuovo di accelerare il passo.
Dopo un tempo che mi sembra infinito, riesco a raggiungere il portone della scuola, dal quale si può raggiungere la zona dei campi sportivi e il prato. Continuo a sentire i troll urlare ordini nel loro linguaggio gutturale. Stanno prendendo qualcuno, un ragazzo, ma perché?
Devo assolutamente raggiungerli e impedirglielo.
Mi rendo conto di sentirmi più libero di muovermi. Comincio una faticosissima corsa estremamente lenta (dev'essere ridicolo da vedere), col cuore in gola: se posso muovermi così, è perché i tamburi si stanno allontanando.
Guardo verso il prato, in direzione del rimbombo. Vedo almeno 5-6 troll trottare verso i colli a passo di marcia. Non riesco a vederli bene, ma mi sembra proprio che uno di loro abbia un rigonfiamento sulla schiena. Con orrore, penso allo studente rapito.
Sono esausto, ma devo cercare di marcarli, così urlo:
- Precipitevolissimevolmente! - sento che l'incantesimo mi dà una spinta, faccio qualche balzo ma, improvvisamente, mi cedono le gambe e mi ritrovo a faccia a terra. Pur mettendo le mani avanti, batto con violenza il naso, avvertendo un sonoro CRACK.

Mi sento morire. Ho la testa veramente confusa. L'incantesimo non ha funzionato, perché? Anche se ancora sotto l'influsso dei tamburi, riuscivo a muovermi di più, quindi non può essere stato quello.
Che sia io ad aver sbagliato l'incantesimo?

Lo shock mi fa rimanere a terra qualche secondo, dopodiché rotolo di fianco, riprendendo fiato. Sento i tamburi sempre più lontani e il corpo sempre più libero di muoversi, anche se a pezzi.
Ho fallito. Uno dei miei studenti è stato rapito. Non sono nemmeno riuscito a lanciare un incantesimo di livello intermedio. Forse sono un lupo mannaro. Sento qualcosa scorrermi giù per il naso e le guance. Non ne ho voglia, ma alla fine mi asciugo con il dorso della mano: sto perdendo sangue dal naso, ma di sicuro sto anche piangendo.

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#108 Il 01-11-2021 a 23h17

Superstar
blairwnice
Senti NANA... ❤
Luogo: Roma
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Isabella Grimaldi
Corridoio poi dormitorio
[\center]

Continuavo a fissare l'anello, camminavo distrattamente con la curiosità che stranamente stava crescendo in me. Volevo da una parte andare in biblioteca, sicuramente forse ne avrei saputo di più, o forse no.. Ma d'altro canto ne avevo paura, il mio passato mi era stato celato.. Forse per una ragione?... Alle volte mi sento come se non fossi di questo mondo.. Alla fine abbandono l'idea della biblioteca e mi reco nella mia stanza, volevo dormirci sopra e sperare che tutto questo è sol un sogno.
Sprofindo nel letto, chiudo gli occhi.. Ma li riapro poco dopo tirandomi su a sedere, il terrore puro si infila in tutti gli angoli della mia pelle, il cuore a mille, sudo freddo.. Ho bisogno di gridare ma la voce non esce, mi sentivo paralizzata, anzi lo ero


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#109 Il 02-11-2021 a 00h36

Prezzemolina
Clio79
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Kokoro Taira
INFERMERIA


Mi sveglio di soprassalto, senza riuscire a darmi una spiegazione.

"Forse un incubo." penso confusamente, ancora imprigionata tra le maglie del sonno.

I battiti accelerati del mio cuore mi rimbombano nelle orecchie, producendo un rumore basso e sordo che ricorda il suono di grandi tamburi; e mi sento invasa da un profondo senso di inquietudine, la paura che serpeggia lungo la spina dorsale, fino ad arrivare al cervello, inviando continui segnali di allarme.

"Deve essere stato un incubo davvero terrificante." mi dico, ben sapendo quali fatti lo abbiano potuto scatenare.

Provo ad alzarmi (ho bisogno di bere dell'acqua), ma non ci riesco; perplessa, tento di aprire gli occhi e di chiamare la dottoressa, ma fallisco ambedue queste attività basilari.

Non capisco: cosa sta succedendo?

Poi, accanto a me sento sussurrare un incantesimo, una, due volte e riconosco immediatamente la voce di Nik; vorrei chiedergli se lui sa cosa stia succedendo, se anche lui non riesce a muoversi.
Sicuramente, a differenza mia, può parlare.
Anche così, non so come potrebbe aiutarmi: sembra ancora che io stia dormendo, immobile e con gli occhi chiusi.

"Non mi piace questa situazione."

Sospiro internamente e mi rassegno ad aspettare, anche se non è affatto semplice (praticamente impossibile) combattere il timore che provo: mi attanaglia le viscere e le attorciglia in modi che fanno male.

"Qualsiasi cosa sia, spero finisca presto."

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#110 Il 02-11-2021 a 01h41

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Nikolas Axel Fox-Lombardi

INFERMERIA



Dopo aver lanciato per la seconda volta l'incantesimo mi sento un po' meglio, il cuore mi batte ancora forte ma la tensione nei muscoli si allenta e riesco a muovere le dita. Molto lentamente riesco ad alzare un po' la testa ed è una delle cose più difficili che io abbia mai fatto. Vedo Koko, ancora sdraiata nel letto e con gli occhi chiusi: non capisco se sta dormendo anche con tutto questo fracasso o se è completamente immobilizzata. Spero la prima, temo la seconda.

Riesco a stringere le dita della mano destra nelle sue. -Koko...?- è l'unica cosa che riesco a pronunciare. Ovviamente, nessuna risposta di nessun tipo. Ancora con la testa mezza sollevata, che mi costa una fatica non indifferente, muovo lentamente il braccio sinistro verso di lei. Mi fermo a metà, spero sia abbastanza per lanciarle un incantesimo. Devo comunque direzionarlo verso di lei e in queste condizioni non so se ci riuscirei senza puntarle l'anello addosso. Ringrazio la Magia (e la ma bisnonna) che ho un anello, non avrei avuto la forza di tirare fuori la bacchetta. Mio fratello la tiene sempre nella tasca interna della giacca.

Mi concentro e prendo un altro respiro profondo. -Resisti- dico a fatica per la terza volta in pochi minuti, questa volta rivolto verso Koko. Quasi non ce la faccio più, è difficile lanciare incantesimi in queste condizioni. Lentamente, molto lentamente, la vedo aprire gli occhi e incrociare lo sguardo col mio. -Tranquilla- le sussurro con un sorriso. Vorrei dirle che va tutto bene, ma in realtà non va tutto bene e in più non ho neanche la forza per farlo. Già è tanto se riesco a tenere la testa sollevata, ma adesso che Koko ha gli occhi aperti non posso abbassarla di nuovo.


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#111 Il 02-11-2021 a 08h46

Che classe
albanera
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Ylla
Cucina
Sono ancora bloccata, paralizzata ma non del tutto ora. Sento in lontananza ancora l’eco di quel terrificante tam tam e voci, quasi urlanti e profonde provenire dal prato della scuola. Finalmente riesco a muovere le dita delle mani e mi concentro cercando un minimo di resistenza dal mio corpo, provo a respirare, un lungo per quanto possibile respiro tanto da permettermi di riprendere aria, quasi che fino a quel momento io fossi stata in una innaturale apnea. Mi faccio forza e le mie mani rispondono seppur lentamente ai comandi del mio cervello. Fortunatamente   la mia voce seppur labile  riesce a pronunciare “Come nuovo” le mie mani ora non sanguinano piu’ ,le ferite procurate dal bicchiere frantumato in mille pezzi, non ci sono piu’ e posso lentamente ora anche alzare lo sguardo verso la finestra. La scena sotto i miei occhi è concitata dacchè  riesco a dare un volto seppur sfocato a quelle voci sinistre. Non appartengono a nessuno degli abitanti di quell’edificio ,si muovono velocemente malgrado la loro stazza e sembrano aver trovato cio’ che vogliono, perché imboccano l’uscita della scuola e si dirigono verso i colli, la loro lontananza e il suono meno intenso, sortiscono l’effetto sperato, ora riesco a muovermi con piu’ facilità seppure ancora il mio corpo e i miei arti inferiori sono piuttosto restii a tornare ai loro movimenti naturali. La paura anzi il terrore è ancora forte ma l’istinto mi dice che devo provare a muovermi – “resisti” pronuncio e seppur con qualche difficolta’  mi porto verso la porta secondaria della cucina e sono fuori  nel prato.

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#112 Il 02-11-2021 a 10h29

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Kokoro Taira

INFERMERIA


Sento dei piccoli movimenti al mio fianco e un altro Resisti sussurrato a fatica; un po' del peso che mi opprimeva scompare e, quando provo di nuovo ad aprire  gli occhi, questa volta riesco.

"È sempre stato molto dotato con gli incantesimi di illusione." non posso fare a meno di pensare, nonostante la situazione in cui ci troviamo.

Incrocio lo sguardo affaticato e spaventato di Nik e vorrei rivolgergli anch'io parole di incoraggiamento, come lui prova a fare per tranquillizzarmi.
Allora, tento di comunicargli con lo sguardo tutto il mio conforto e la mia vicinanza, sperando che il messaggio gli arrivi.

Passa un po' di tempo, non so esattamente quanto, in cui rimaniamo immobili a guardarci negli occhi, ma ad un tratto sento l'ansia farsi meno pressante; con fatica, provo a muovere le labbra.

- St-staaa pas-ando - balbetto, sperando che Nik sia riuscito a decifrare le mie parole.


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#113 Il 02-11-2021 a 11h21

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Calliope98
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Jasmine Alfieri

BIBLIOTECA


Sono completamente paralizzata, cerco di guardarmi intorno per capire se anche gli altri attorno a me sono nella stessa situazione ed è così, i pochi studenti presenti in biblioteca sono tutti bloccati.

-Resisti-

Pronuncio a fatica l’incantesimo e sento che una piccola parte di quel terrore sta passando, ma sentivo ancora il mio corpo che non mi rispondeva, provai ad alzarmi, molto lentamente, per raggiungere un ragazzino del primo anno a qualche passo da me visibilmente terrorizzato, probabilmente se non fosse bloccato starebbe già piangendo.
Cerco di tranquillizzarlo con lo stesso incantesimo mente quel rumore e quei versi continuano ad infuriare al di fuori delle mura dell’edificio fin quando non iniziarono a farsi più lontani e io sentì che lentamente riprendevo il controllo del mio corpo e la paura che iniziava ad andare via.


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#114 Il 02-11-2021 a 15h21

Fusion
Nietzsche
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Elio Colleoni
PRATO


Aspetto qualche minuto per far finire le lacrime, dopodiché mi alzo. Ormai l'effetto dei tamburi è svanito, posso muovermi normalmente. La mia faccia dev'essere un disastro e il naso mi pulsa dolorosamente, così mormoro:
- Cobe duovo -
Ovviamente non succede nulla. D'altra parte gli incantesimi non hanno effetto se non li pronuncia correttamente.
- Berda -
La situazione è così assurda da risultare comica, infatti mi sfugge una risata che mi fa uscire ancor più copiosamente il sangue dal naso. Mi strappo un pezzo di maglietta sotto la giacca per farne una sorta di fazzoletto, che mi infilo su per le narici, stringendo i denti per il male, dopodiché rifletto sul da farsi.
Non ho speranze di agire da solo, l'unica cosa che si può fare è allertare la presi...
Mi blocco, ripensando al fatto che in realtà la preside non è a scuola. Aveva un impegno istituzionale di qualche tipo, lei è anche membro del Consiglio Magico italiano. Forse addirittura non è nemmeno nel paese. Alzo gli occhi al cielo, pensando di dovermi rivolgere al vicepreside, il professore di matematica. Il professor Severi è un'istituzione in questa scuola (in senso negativo però). È un vecchissimo satiro dall'aria scorbutica - salvo con le ninfe, ma evitiamo di parlarne -, sempre pronto a dare note agli studenti e a rimproverarli di qualsiasi cosa. Gira voce che il voto minimo che abbia mai dato ad un compito è 1+, con quel "+" che sembra voler essere un ulteriore scherno allo studente. Non penso nemmeno che abbia validità a livello di regolamento scolastico, ma lui se n'è fregato. Inoltre, spesso in alcune frasi "va in loop", ripetendole due o tre volte.
Certo, a parte la preside, nessuno conosce la scuola meglio di lui.
Sospiro, incamminandomi verso la scuola. Spero di non incrociare nessuno, anche perché tra stanchezza, occhi arrossati, naso gonfio e faccia sporca di sangue devo fare paura. Ma ovviamente è inutile: non troppo lontano intravedo la figura di Ylla.
Cercando di sembrare un meno spaventoso possibile, mi avvicino. Devo spiegarle che cosa sta succedendo, così magari potrà darmi una mano ad avvisare professori e studenti.
- Sgusi Ylla, sono il brof Colleoni - le dico.

Ultima modifica di Nietzsche (Il 02-11-2021 a 19h50)

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#115 Il 02-11-2021 a 19h41

Che classe
albanera
La mia forza è la mia assolutà fragiltà...
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Ylla
Prato
Man mano che i suoni si fanno più lontani mi accorgo che il terrore svanisce con piu’ faciltà e non solo perché sono riuscita a malapena poco prima a lanciare un incatesimo  per calamare i miei nervi scossi. Ora avverto anche che tutto il mio corpo se sollecitato risponde meglio ai miei comandi.” Forse perché sono fuori, all’aria aperta”, questo è il mio primo pensiero non sapendo a cosa attribuire quel malessere fortissimo provato in cucina che mi ha quasi paralizzata. In realtà sto solo cercando di trovare una spiegazione logica agli accadimenti appena avvenuti, non sapendo a cosa attribuirli data la mia quasi totale inesperienza nel campo della magia. Eppure anche per una “pivellina” come me, è lampante che la logica ha ben poco a che spartire a cio’ che è accaduto e devo ricordarmi che questo è un luogo speciale, dove anche l’impossibile puo’ esser vero. Intanto avviluppata nei miei pensieri, piu’ per compagnia che per altro, cerco di farmi largo lungo il prato antistante la scuola. Ho voglia di capire o quantomeno rendermi conto di cosa i miei occhi hanno visto poco prima ma ormai il campo sembra esser sgombro di ogni figura esterna e anche se in parte delusa ne sono  felice dall’altra, meno pericoli di certo. Sono piu’ tranquilla ora e anche la mia camminata diventa sempre piu’ agile. Continuo a guardarmi intorno con circospezione però. Non si sa mai cosa aspettarsi e poi di lontano  dall’edificio sento gia’ le voci alcuni alunni e lo scalpitio di altri che si riversano come ho fatto io or ora verso il prato. - tu non puoi passare- urlo rivolgendo il mio incantesimo verso i ragazzi. Davanti a me una figura oscura, irriconoscibile mi si para davanti. Ho ancora la vista leggermente offuscata, e la notte non mi aiuta ad identificare il volto di chi si sta avvicinando “oddio ora che incantesimo lancio verso questo?” mi chiedo “come lo fermo?” istintivamente mi volto verso i ragazzi indietro, per assicurarmi che siano al sicuro, poi una volta sinceratami che lo sono torno a fissare davanti a me e ho  prima un sussulto e subito dopo un balzo indietro quando quell’essere prova a parlarmi - Sgusi Ylla, sono il brof Colleoni- Rimango per un attimo basita, davanti a me ho un uomo del tutto diverso dalla persona che piu’ o meno avevo conosciuto. Il volto tumefatto, un naso irriconoscibile, grondante sangue, gli abito strappati quasi fosse l’incredibile Hulk in piena trasformazione e la voce impastata quasi avesse tracannato alcool e si fosse appena risvegliato da un sonno letargico. Si regge appena il poveretto.
-Santi Numi, professore ma cosa le è successo?- domando a bruciapelo quasi spaventata. Eppure io pero’, cosa gli vado a chiedere. -Come nuovo- gli dico, sperando che funzioni mentre allungo il passo verso di lui per poterlo sostenere. Se non guarisce, dubito potra’ essermi d’aiuto a comprendere, magari lui ha visto qualcosa, magari lui stesso è stato vittima di quei “mostri”, magari…Tiro un sospiro di sollievo, infondo il mio incantesimo sembra cominciare a funzionare. Il proff sta meglio e ora spero possa dirmi cosa ha visto.

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#116 Il 02-11-2021 a 20h11

Fusion
Nietzsche
Aizawa è tornato Kaneda per colpa del forum. Comunque non sopporta tutto questo rosa
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Elio Colleoni
PRATO


Ylla all'inizio si ritrae, ma alle mie parole si riscuote.
- Santi Numi, professore ma cosa le è successo? - mi chiede. Non faccio a tempo a risponderle, che mi lancia un Come nuovo. Il naso smette subito di dolermi. Con circospezione, tiro lentamente fuori il pezzo di stoffa dalle narici. Sembra che il sangue abbia smesso di uscire.
"Meno male che ho trovato qualcuno sul pezzo" penso.
- Grazie Ylla, conciato come prima non riuscivo nemmeno a lanciare incantesimi - le dico stancamente.
"In realtà, neanche prima di cadere sei riuscito". Scaccio con ferocia il pensiero.
Vedo la sua aria persa e interrogativa. Forse non ha capito bene che cosa sia successo, in fondo non tutti hanno avuto a che fare con troll nella loro vita e penso che quasi nessuno, a scuola, abbia mai sentito i loro tamburi da guerra. Personalmente, a me è capitato soltanto una volta, oltre a questa. Era stato in occasione di una lotta tra clan e mi ero spaventato a morte. Meno male che mia madre era riuscita a liberarsi dall'incantesimo e a portarmi via prima del massacro.
- Ylla, dobbiamo avvisare studenti e professori di quanto è successo. Sono stati i troll, hanno rapito uno studente, dobbiamo capire chi è stato preso, perché e che cosa vogliono i troll - dico tutto molto velocemente e con occhi spiritati. - Anche se non sanno usare la magia, i loro tamburi sono fatti con pelle di creature magiche e hanno il potere di paralizzare le persone, causando loro panico e confusione. Lo so perché ci ho avuto a che fare molte volte, so anche un po' della loro lingua - aggiungo, spiegando perché sia così informato sulle abitudini dei troll.
- Mi aiuti, per favore. Adesso trovi tutti gli studenti che riesce e dica loro di andare nella sala comune vicino alla mensa. Io devo andare ad avvisare il vicepreside -
Cerco di resistere alla tentazione di fare una smorfia pensando al professor Severi. Faccio un cenno ad Ylla, invitandola a seguirmi all'interno della scuola.

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#117 Il 02-11-2021 a 20h42

Che classe
albanera
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Ylla
Prato-interno scuola


Scuoto il capo in senso di dissenso. Non ha bisogno di ringraziarmi. Lo avrebbero fatto tutti. Intanto ascolto con sbigottimento cio’ che il prof mi spiega di seguito. -troll?- chiedo e la mia domanda finisce li’. La spiegazione seppur concitata mi da l’idea ora di cosa ho visto e provato e questo mi allarma ancor di piu’.- pensa davvero che qualcuno di noi sia stato rapito?. Perché?- ma è una domanda retorica giacche egli stesso non sa dare una risposta. Devono essere davvero pericolosi. Mentalmente cerco di fare mie le informazioni passatemi da Colleoni e non mi piacciono neanche un po’. Continuiamo a camminare ora piu’ velocemente verso l’interno dell’edificio. Cio’ che ha in mente di fare, lo recepisco alla perfezione e approvo. Dobbiamo mettere a riparo gli altri studenti e tutti coloro che vivono nella scuola- Solo allora mi viene in mente che la barriera magica sicuramente è stata scalfita- Colleoni…-lo chiamo mentre è gia’ su per le scale- non tocca a me dirlo, ma dobbiamo anche pensare alla nostra incolumità- mi guarda sbigottito, non credo sappia cosa intendo ma nella mia vita passata avevo avuto modo di comprendere che dopo un’agressione di tale portata, vi era necessità di mettere in sicurezza quante piu’ vite possibili- la barriera magica…prof- gli urlo quasi a gran voce mentre mi porto verso la sala mensa e lancio subito dopo un -fuori,fuori ovunque tu sia- per richiamare tutti gli studenti a raccolta.

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#118 Il 02-11-2021 a 21h46

Fusion
Nietzsche
Aizawa è tornato Kaneda per colpa del forum. Comunque non sopporta tutto questo rosa
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Elio Colleoni
INTERNO DELLA SCUOLA-DORMITORI DEI PROFESSORI


Mi fiondo all'interno della scuola, seguito a ruota da Ylla, che mi ricorda che la barriera magica va ripristinata.
"Ha ragione, accidenti" penso, annuendo nella sua direzione. La ringrazio e poi comincio a correre. Se vedo qualche studente in giro, lo reindirizzo verso la sala comune. Dato che dovremo fare l'appello di tutti gli studenti (e del corpo docente e dello staff, ovviamente, non si può escludere che abbia capito male), è meglio che stiano tutti in un posto solo. So già dove troverò il vicepreside: essendo un vecchio bacucco, cena alle 6 ed è pronto a dormire attorno alle 8, quindi a quest'ora sarà già in camera sua.
Non è la mia giornata, comunque, perché mentre sto correndo vado a sbattere contro una persona. È Irina, la prof di astronomia. Fortunatamente non è finita in terra, ma i suoi occhiali sì (e credo che faccia fatica a vederci senza). La vedo appoggiarsi al muro un po' sorpresa e mi rendo conto che è in lacrime. Le raccolgo gli occhiali e glieli porgo. Quando si rende conto di chi ha davanti, tira su col naso e distoglie lo sguardo.
- Profes... cioè Elio! Mi dispiace farmi vedere così, mi sono spaventata a morte sentendo quel frastuono. Ma che succede? -
Vista così, con gli occhiali storti e gli occhi gonfi, fa ancora più pena di quella volta in cui le ho rivelato che i suoi studenti le avevano rubato le verifiche. Non faccio fatica a credere a quello che dice, anch'io da ragazzino avevo avuto la stessa reazione. Tento maldestramente di darle una pacca sulla spalla, mentre comincio a spiegarle cos'è successo. Lei strabuzza gli occhi e si stringe nelle braccia, come se avesse freddo.
- È terribile... Che cosa possiamo fare? - mi chiede, pallidissima.
- Adesso vado da Severi, la preside non c'è, quindi lui va avvertito. Poi ci dirà che cosa è meglio fare - dico risolutamente. - Nel frattempo, puoi cominciare a radunare gli studenti nella sala comune insieme a Ylla - aggiungo.
Lei annuisce lentamente. Sembra che voglia fare qualcosa, ma alla fine tira fuori un fazzoletto da tasca, si soffia il naso e mi dice semplicemente:
- Sono contenta che tu stia bene - si gira di scatto e se ne va.
Rimango un po' sorpreso dalla frase, ma penso sia normale, dopotutto è stata un'esperienza traumatica per tutti. Certo, non le ho detto della caduta e del fatto che non sono riuscito a fare un incantesimo, ma per la prima cosa non c'era bisogno di preoccuparla ulteriormente, mentre per la seconda...
Beh, questo è meglio che non lo sappia nessuno.
Mi volto e proseguo verso i dormitori, ma poco prima di arrivare alla porta, questa si spalanca, facendo comparire la figura di Severi in pigiama e berretto da notte.
- COLLEONI! CHE COSA SUCCEDE? - mugghia.
Ecco, lui è l'unico tra i professori (a parte Irina, anche se sta facendo progressi) che non mi ha mai chiamato per nome. D'altra parte sono stato un suo studente, anche piuttosto mediocre - non che si potesse eccellere con lui.
- Professor Severi, la cercavo! - e comincio a spiegargli tutto. Concludo con: - Ho chiesto a Ylla e alla professoressa Foscari di cominciare a radunare gli studenti nella sala comune, così possiamo fare l'app...-
- E CHI LE HA DATO IL PERMESSO, EH, COLLEONI? CHI LE HA DATO IL PERMESSO? - mi urla nelle orecchie Severi, cercando di farmi tornare quindicenne. Peccato che ormai non funzioni (quasi) più.
- Nessuno, ma mi sembrava una buona idea - replico in modo asciutto.
- Beh, la prossima volta PRIMA, PRIMA, deve venire da me e chiedermelo - dopodiché pronuncia un Attenzione, prego per fare in modo che la sua voce risuoni in tutta la scuola e declama:
- ATTENZIONE, TUTTI GLI STUDENTI E IL PERSONALE SCOLASTICO SONO PREGATI DI RECARSI NELLA SALA COMUNE -
"E ti pareva" penso.
Il vicepreside annuisce, dopodiché rientra nella zona delle stanze dei professori. Lo fisso con aria interrogativa, al che lui si liscia le corna e risponde al mio dubbio silenzioso:
- Ovviamente vado a cambiarmi, Colleoni. Lei vada a fare l'appello - e mi sbatte la porta in faccia.
Non mi ha dato nessuna indicazione per la barriera magica, dovrò ricordarglielo dopo.

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#119 Il 02-11-2021 a 22h09

Superstar
blairwnice
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Luogo: Roma
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Isabella Grimaldi
dormitorio poi sala comune


all'improvviso riesco a muovermi, l'urlo soffocato esce fuori insieme alle lacrime e al senso di disorientamento. Mi porto le mani al viso per poi farle passare tra i capelli come a volermi ricompore. - che succede..- dico con un filo di voce.. poi l'annuncio che rimbomba per tutto l'edificio -la sala comune- ero preoccupata per gli altri.. "saranno al sicuro?". Esco in fretta e furio dalla stanza correndo il più veloce possibile, come se ne dipendesse la mia vita.
Finalmente arrivo nella sala comune, non so come ma sembrava come se almeno le mie gambe sapevano quel che facevano. Mi guardo in giro spaesata e visibilmente provata "dove sono i miei amici"


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#120 Il 02-11-2021 a 22h45

Che classe
albanera
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Ylla
Sala comune
Non ho mai conosciuto, anzi non ho mai avuto tempo di conoscere ogni docente di questa scuola. Mi sono sempre tricerata tra la cucina e casa mia in quest’ultimo anno, fatta eccezione qualche sporadica apparizione in sala mensa. In effetti mi sono sconosciuti la maggior parte dei volti degli studenti, tranne alcuni, quelli piu’ “sipatici” che di tanto in tanto scambiano la sala mensa a mo’ di  palestra magica, dove perpetrare ogni sorta di incantesimo nei riguardi dei nuovi arrivati. Le matricole ,quelli del primo anno affascinano oltremodo quelli piu’ grandi e diventano una sorta di attrazione per chi ormai ha acquisito una maggiore consapevolezza del propri poteri magici. Il risultato? Gli scherzi, piu’ o meno simpatici vanno quasi sempre a buon fine e i prof si ritrovano puntualmente a punire i secondi e a   riportare la calma nei primi. Ecco la mia conoscenza di tutti loro finisce la. Piu’ o meno. Perché ora ho imparato a conoscere il prof Colleoni e gli altri studenti che  nel giorno della festa di inizio anno, avevano invaso la mia cucina. Alla fine li avevo trovati simpatici e i loro scherzetti erano volti a strappare un sorriso e non a sbeffeggiare uno di loro. Mi piacevano. Ed è per questo ,che appena i ragazzi cominciarono a radunarsi nella sala,  il io sguardo si muoveva  ora in una e poi nell’altra direzione, nell’attesa di intravedere i loro volti ma fino a quel momento .seppur con grande mia apprensione, di loro non vi era alcuna traccia. E mentre continuavo a sperare di rivederli, quasi racambolescamente intravedi un volto particolare arrivare dalla scale, quasi  la giovane donna le avesse fatte rotolando . Era minuta, piu’ o meno avevamo la stessa altezza.,gli occhiali grandi spostati di lato e un naso rosso sintomo di chi aveva versato non poco lacrime.
DI primo acchitto la mia impressione fu quella di uno studente all’ultimo anno, leggermente fuoricorso dato che le davo un po’ dei fatidici 17/18 dell’ultimo corso, ma non abbastanza “vecchia” da pensare a lei come prof. Scartai l’idea di una delle maestranze, poiché bene o male tra noi seppur con diverse mansioni ,ci conoscevamo un po meglio di quelli ai piani alti e lei proveniva proprio da li. “Speriamo davvero non sia una prof. La vedo dura per lei” pensai tra me mentre con aria circospetta guadagnava il centro della stanza. La guardai interrogativa, perché nonostante il suo modo impacciato ora stava tentando di riportare la calma tra gli studenti. “accidenti è proprio una prof, allora” e davvero mi scappo’ un mezzo sorriso compassionevole. Nessuno in quella stanza le dava il minimo credito e non solo perché erano tutti fin troppo spaventati ma perché probabilmente erano abituati nelle migliori delle ipotesi ad ignorarla(Irina)-allora ragaz…- la sua voce incerta risulto’ quasi stridula. Per un attimo ci fu silenzio quasi avesse sortito al suo intento, ma subito dopo la concitazione divenne piu’ forte (Irina)- allora ragazzi, un po di calma per favore. Silenzio, voglio vedere se ci siete tutti- continuo’ con voce tremante, cercando di sistemare in modo dritto gli occhiali troppo grandi per il suo viso. Ma nessuno sembrava ascoltarla- prof?...- le dissi gentilmente cercando di farmi notare(Irina) -Irina, mi chiamo Irina- rispose quiasi cercando di convincersi che il nome pronunciato fosse il suo- prof ,Ha con sé il registro con i nomi degli studenti?- le chiesi pacatamente guardandole le mani libere. Era cosa giusta provare a fare un primo appello ma senza un registro la vedevo difficile chiamare a raccolta ogni singolo alunno. Lessi la sua titubanza nel rispondermi e poco prima di farlo una voce imperiosa e impettita tuono’ in tutta la scuola - ATTENZIONE, TUTTI GLI STUDENTI E IL PERSONALE SCOLASTICO SONO PREGATI DI RECARSI NELLA SALA COMUNE – a chi apparteneva quella voce?(Irina) -è il professor Severi, il vicepreside-  rispose tremante Irina alla mia domanda silenziosa-(Irina)- il professor Colleoni è andato ad avvisarlo. -continuo’ col medesimo tono. Annuii a quelle parole e compresi che le difficoltà erano appena iniziate.

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#121 Il 02-11-2021 a 23h01

Moderatore
Artemis97
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Nikolas Axel Fox-Lombardi

INFERMERIA



Ci guardiamo negli occhi per minuti che sembrano interminabili, quando sento la tensione sparire poco alla volta. Anche Koko lo percepisce e balbetta un -St-staaa pas-ando- un po' a fatica, trascinando le lettere. Riesco finalmente a tirare su tutta la testa e stendere il braccio, sempre molto lentamente ma con maggiore facilità ogni secondo che passa. I tamburi si stanno allontanando e con loro anche il terrore.

Dopo ancora qualche minuto, il rumore si sente ormai solo in lontananza e riesco ad alzarmi dalla sedia senza troppa fatica. Mentre Koko si riprende dalla paralisi e dai numerosi incantesimi che l'hanno messa a letto, mi avvicino alla finestra per guardare fuori e cercare di capire cosa sta succedendo. Ovviamente non vedo niente, solo le ombre di qualche studente e forse qualche professore che corrono per il Prato. Torno di nuovo da Koko, che intanto è riuscita ad alzarsi sui gomiti e a mettersi più o meno a sedere. -Ehi, ce la fai ad alzarti? Tranquilla, ti do una mano io- le dico, mettendomi il suo braccio destro intorno alle spalle e afferrandole la mano. Le passo il braccio sinistro attorno alla vita e la aiuto ad alzarsi. -Ecco, appoggiati a me- le dico con un sorriso.

Mi guardo intorno, della dottoressa nessuna traccia. Voglio sapere cosa è successo e sicuramente non lo scoprirò rimanendo qui, però... Guardo Koko, ancora leggermente instabile sulle sue gambe. -Riesci a camminare? Forse dovremmo uscire di qui-



Penso si sia capito che l'evento non terminerà oggi, abbiamo ancora qualche giorno!


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#122 Il 02-11-2021 a 23h51

Prezzemolina
Clio79
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Kokoro Taira
INFERMERIA + STANZA DI KOKO


L'opprimente sensazione di paura  si fa a mano a mano meno intensa, tanto da permetterci di muoverci (seppur lentamente, all'inizio).
Mi sollevo sui gomiti, non senza un certo sforzo, mentre osservo Nik avvicinarsi alla finestra e scrutare nelle tenebre, probabilmente in cerca di qualcosa che possa gettare luce su questa situazione.

"Non è andata bene." penso, occhieggiando la smorfia insoddisfatta che gli si è dipinta in volto.

Pochi secondi dopo, infatti, si riavvicina al letto e mi aiuta ad alzarmi, chiedendomi se riesca a camminare ed esternando il suo proposito di uscire dall'infermeria.

- Sì, tranquillo... ma per un po' avrò bisogno del tuo aiuto.
Dobbiamo capire cosa sta succedendo e rimanere qui non ci porterà nessuna informazione utile.
Prima, però, andiamo in camera mia e recuperariamo la katana: sempre meglio essere preparati ad ogni evenienza, visto che non sappiamo quale sia la causa di tutto questo trambusto. - dico, mentre già muovo qualche passo in direzione della porta, appoggiandomi a Nik.

Per i corridoi incrociamo alcuni studenti che parlano tra loro di quanto accaduto, evidentemente provati; vicino all'aula di storia, un primino è accasciato a terra, mentre due ragazzi più grandi provano a calmarlo e ad aiutarlo ad alzarsi.

Il dormitorio, invece, sembra deserto.

"Che si siano tutti riversati verso l'esterno?" mi chiedo, prendo a dirigermi verso il piano del settimo anno.
Giunti alla nostra menta, entriamo in stanza senza tante cerimonie (per fortuna, la mia compagna è altrove, altrimenti ci avrebbe inveito contro per un po'); abbandono il sostegno di Nik e mi dirigo verso l'armadio con passi abbastanza incerti, perlomeno all'inzio.
Frugo tra i tanti vestiti recuperando la katana e qualcos'altro, poi ritorno da Nik che sta guardando ciò che ho in mano con aria interrogativa.

- Prendilo: come ho già detto, non sappiamo con cosa abbiamo a che fare.
In caso di pericolo, colpisci e fuggi. - dico, la bozza di un sorriso ad incresparmi le labbra.

Anche se poco convinto, accetta l'ombrello che gli porgo, si gira e muove qualche passo verso la porta.

- Andiamo? - mi chiede, mentre già sta per aprirla.

- Un momento...- si gira a guardarmi, perplesso e il suo stupore aumenta quando gli getto letteralmente le braccia al collo.

- Grazie per ciò che hai fatto per me nella foresta. - sussurro, mentre una lacrima sfugge al mio controllo e cade sul suo maglione, bagnandolo.

Lo stringo forte per qualche minuto, faccio un respiro profondo e lo lascio andare.

"Un problema per volta, Koko: occupiamoci di quello più urgente.
...
Devo ricordarmi di ringraziare anche il prof." penso, aprendo finalmente la porta.

Appena mettiamo piede nel corridoio, avverto una sensazione che mi fa trasalire.

- Hai sentito? -

Nik annuisce e, guardandolo, annuisco di rimando: entrambi iniziamo a camminare diretti alla Sala.

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#123 Il 03-11-2021 a 00h01

Chiacchierona
Verinise
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Adriel Morgan

Luogo sconosciuto

"Che è successo?"
Fu la prima cosa che mi venne in mentre piano piano aprivo gli occhi. Sentivo la testa pesante e mi doleva tutto il corpo come se fossi stato picchiato o avessi ripetutamente battuto il corpo contro qualcosa di molto duro. I miei occhi fecero fatica ad abituarsi alla luce anche se non era affatto forte, ma abbastanza per poter vedere quello che avevo intorno. Mi guardai intorno e la prima cosa che mi saltò agli occhi erano quattro mostri colossali seduti ad un tavolo. Spalancai gli occhi e non riuscii nemmeno ad urlare per lo spavento. Gli esseri parlavano a voce piuttosto alta tra di loro in un linguaggio a me sconosciuto. Sembravano litigare su qualcosa anche se non riuscii a capire su cosa. Vidi un altro di quei cosi appoggiato ad un mucchio di paglia. Ronfava alla grossa. Un altro si accorse del mio risveglio e lo comunicò agli altri dato che un paio si alzarono e mi vennero vicino facendo quasi tremare il pavimento. Mi accorsi solo in quel momento che ero legato mani e piedi e che  non riuscivo a muovermi molto. Ero incredibilmente spaventato e cercai di non guardare quelle creature orribili negli occhi. Emisero altri suoni come parlando tra di loro poi sentii la loro risata che mi fece agghiacciare il sangue nelle vene. Mi paralizzai come quando avevo sentito quel frastuono e mi venne come voglia di piangere ma non lo feci.
-Resisti- mormorai cercando di lanciarmi addosso un incantesimo per tranquillizzarmi ma non sortì alcun effetto. Gli orchi, o quel che erano, risero ancora più forte per poi tornare al loro tavolo.
Il panico mi attanaglió. Perché l'incantesimo non aveva funzionato? Perché ero legato? Dove diavolo mi trovavo e cos'erano quei cosi?
Chiusi gli occhi cercando di respirare a fondo. Dovevo rimanere lucido, non dovevo perdere la testa. Qualcuno sarebbe venuto a cercarmi. Qualcuno mi avrebbe salvato. Almeno così speravo...

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#124 Il 03-11-2021 a 01h31

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Artemis97
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Nikolas Axel Fox-Lombardi

INFERMERIA + STANZA DI KOKO + VARIE



Usciamo dall'infermeria e ci dirigiamo verso la stanza di Koko perché, a detta sua, è sempre meglio essere preparati ad ogni evenienza. Certo, ha ragione, ma non sono così sicuro che ora come ora farle impugnare la katana sia la scelta migliore... per gli altri, intendo (e un po' anche per me). Arrivata in stanza, Koko si stacca da me e va a frugare nell'armadio. Ne emerge con in mano la sua arma e... un ombrello? Pensavo avessimo ormai appurato che i rombi non sono stati causati da tuoni in lontananza. -Prendilo- mi fa, fingendo una serietà che in questo momento non ha e porgendomi l'ombrello -come ho già detto, non sappiamo con cosa abbiamo a che fare. In caso di pericolo, colpisci e fuggi.- Ah, ecco. Arcano svelato. Devo usare un mini ombrello pieghevole come arma contro un nemico potenzialmente molto pericoloso. Cosa faccio, lo colpisco con la temibile impugnatura a forma di ranocchia? Perché ovviamente non poteva essere un ombrello normale (e già sarebbe stato imbarazzante), ma uno con un manico a ranocchietta. Lo accetto comunque impugnandolo con la mano sinistra, perché come potrei negarle qualcosa? Ma ripasso mentalmente i miei migliori incantesimi di attacco e difesa.

Stiamo per uscire, brandendo le nostre armi mortali (chi più, chi meno... non guardiamo il capello), quando Koko mi ferma. Mi volto un po' perplesso e rimango sorpreso quando la sento gettarmi le braccia al collo. - Grazie per ciò che hai fatto per me nella foresta. - mi sussurra. Ricambio la stretta e sorrido un po' imbarazzato. -Ehi, tranquilla- le dico, accarezzandole la testa con la mano libera -l'ho fatto con piacere-. Rimaniamo così ancora qualche minuto e poi sciogliamo l'abbraccio, uscendo dalla stanza. Le prendo però la mano e la stringo forte. Una volta in corridoio, sento una specie di sensazione, una sorta di flebile richiamo verso la sala comune. Non così forte da diventare urgenza, ma neanche così debole da non essere percepibile. Un'occhiata verso Koko e la sua domanda mi fanno capire che anche lei l'ha sentito.

Ci incamminiamo lentamente verso la sala comune, sempre sull'attenti e con le nostre armi davanti a noi, pronti a difenderci. Non sono ancora convinto che la sensazione fosse positiva, ma non mi sembrava avere una natura maligna. Sapeva di panini farciti. Ok, non so come sia possibile che una sensazione sappia di panini farciti (o di qualcosa in generale), ma so che la magia sa di qualcosa. La magia di ognuno è diversa e un incantesimo ti lascia sensazioni diverse a seconda di chi te lo lancia. Quella di mamma è fresca come l'aria e mi lascia sempre un retrogusto di erbe selvatiche. Chissà com'è la mia, non l'ho mai chiesto a nessuno.

Arriviamo abbastanza alla svelta in sala mensa. Le porte sono aperte e alcuni studenti, qualche passo avanti a noi, stanno entrando. Dalla stanza proviene un brusio in realtà abbastanza rumoroso, come se buona parte della scuola avesse deciso di ritrovarsi in mensa nello stesso momento. Gli studenti vicino a noi sembrano tutti abbastanza tranquilli e per un attimo abbasso la guardia, rilassando le spalle e allentando la presa sul manico dell'ombrello. Non l'avessi mai fatto. All'improvviso, la terribile voce del professore di matematica, una sorta di Caronte dell'era contemporanea per cattiveria e vecchiaia, risuona per tutta la scuola, facendomi letteralmente sobbalzare. L'ombrello mi sfugge dalle mani e fa un piccolo volo in avanti. Cerco subito di riprenderlo a mezz'aria per non farlo cadere a terra e, nell'afferrarlo, schiaccio un piccolo tastino posizionato sul muso della rana. Non ho neanche il tempo di reagire, che l'asta dell'ombrello si allunga e l'ombrello stesso si apre, nascondendoci come dietro ad un scudo e rivelando la colorita fantasia. Sfondo verde fluo, con ranocchiette stilizzate sparpagliate per tutto l'ombrello. Ovviamente non può bastare qui. Le ranocchiette hanno dei piccoli impermeabili azzurri addosso e dei piccoli ombrelli in mano e dei piccoli stivali da pioggia rossi e saltellano in piccole pozzanghere color del cielo. Non so come tutto questo sia possibile, ma non mi faccio neanche più domande.

Abbasso lentamente l'ombrello e ovviamente tutti quelli vicino a noi ci stanno guardando. O meglio, stanno guardando me. Holy hell, che figura di m*rda. Se la mia bisnonna mi vedesse in questo momento... non ho un briciolo della sua eleganza. Le uniche cose che ho di lei sono la cocciutaggine e il suo anello magico.


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#125 Il 03-11-2021 a 13h50

Prezzemolina
Clio79
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Kokoro Taira
SALA


Mi sembra di vedere ogni cosa a rallentatore: Nik che sobbalza e preme per sbaglio il pulsante, il mio ombrello allungarsi e aprirsi in tutto il suo rifulgente splendore.
Per una frazione di secondo rimango immobile, senza saper bene cosa dire o fare, poi commetto l'errore di guardare Nik in faccia.

Mi trattengo a stento dallo scoppiare a ridere.

- Circolare, non c'è niente da vedere - sussurro, ben attenta a non farmi notare.

Per fortuna, l'incantesimo funziona e i pochi ragazzi che ci precedevano riprendono a muoversi come se niente fosse.

- Ammetto di averti suggerito di tenerti pronto ad ogni evenienza, ma non mi aspettavo un simile livello di guardia. - dico con finta serietà, lasciando libere le risate trattenute fino a quel momento.

Nik sembra, parimenti, offeso e imbarazzato e mette su una smorfietta di disappunto davvero graziosa.

- Grazie, avevo davvero bisogno di una bella risata. Andiamo? - chiedo, strigendogli un po' più forte la mano, un segno di scusa per averlo preso un po' in giro.

Aspetto il suo cenno d'assenso, quindi entriamo anche noi in sala mensa, dove già sembra essersi radunata la maggior parte degli studenti; tra le molte figure che si aggirano tra i tavoli, cerco di scorgerne qualcuna familiare.
Noto il vicepreside in un angolo della mensa, tutto intento a rimbrottare un gruppo di studenti e decido di andare il più velocemente possibile nella direzione opposta.

"Sia mai che decida di fare altrettanto con noi."

Finalmente, dopo un paio di giri a vuoto, mi sembra di scorgere una figuara nota.

- Professoressa Foscari! Cosa è successo? - chiedo a voce un po' alta, cercando di attirare la sua attenzione.

La poverina sobbalza (forse l'ho chiamata troppo forte?), girandosi di scatto verso di noi; sembra molto provata e quasi mi pento di essermi fatta avanti e non averla lasciata tranquilla.
Il suo sguardo spaurito passa da me (con la  katana in mano) a Nik (con l'ombrello multicolore appoggiato sopra una spalla) e sfarfalla le palpebre per cinque minuti buoni.

- Ehm, non sapevamo cosa aspettarci e volevamo essere preparati. - dico, cercando di giustificarci e abbassando maggiormente l'arma: purtroppo ho lasciato il suo fodero in stanza e non posso riporla.

Passa ancora qualche attimo di assoluto silenzio, tanto che inizio a sentirmi un po' in imbarazzo, non sapendo bene che cosa dire o fare per rompere questa stasi.
Poi:

- A-avete fatto bene, ragazzi.
Mi stupisce sempre come voi giovani riusciate ad essere già così presenti a voi stessi anche in situazioni del genere - e ci sorride dolcemente.

- Ehm.. Grazie? Che succede, professoressa? - ripeto, giusto per mantenere il focus sulla questione principale.

- La scuola è stata attaccata da un clan di troll, a quanto pare.
Il vicepreside sta ancora cercando di capire la situazione, interrogando gli studenti che si trovavano all'esterno.
Attende che arrivino tutti per fare un annucio. - dice con fare calmo, ma noto che le sue mani tremano leggermente, mentre non fa altro che giocare col ciondolo della collana.

- Possiamo fare qualcosa? - domando allora, desiderosa di rendermi utile in qualche modo (e non pensare).

- Potete occuparvi dei ragazzi del primo e secondo anno: sembrano abbastanza scossi. -

Annuisco e, anche se nutro qualche dubbio sul lasciarla sola, le volto le spalle e mi allontano insieme a Nik.

Ultima modifica di Clio79 (Il 03-11-2021 a 14h00)


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